da Qualenergia.it – Nel corso della seconda giornata dell’evento “Biogas Italy – Change Climate. Agroecologia e gas rinnovabile” gli imprenditori soci del CIB (Consorzio Italiano Biogas) hanno condiviso previsioni e considerazioni sul ruolo del biogas/biometano agricolo nel futuro assetto energetico del Paese con rappresentanti dell’industria, della distribuzione energetica, dei trasporti e della politica (resoconto della prima giornata).
“Il gas e la sua infrastruttura continueranno a essere importanti anche in uno scenario energetico proiettato al 2050” ha spiegato Kees van der Leun, esperto di Navigant, società di consulenza energetico-ambientale a livello mondiale, che osserva come “si stia verificando un aumento della consapevolezza generale rispetto al fatto che non sarà possibile raggiungere gli obiettivi chiave nella lotta al cambiamento climatico senza il contributo primario del gas rinnovabile e a basso contenuto di carbonio”.
“Riteniamo che il gas rinnovabile giocherà un ruolo fondamentale nel processo di transizione verso un’economia carbon neutral, anche grazie al potenziamento della filiera agricola del biometano”, dichiara Piero Gattoni, presidente CIB. “La molecola del biometano è molto flessibile, può velocizzare la decarbonizzazione della rete del gas, rendere ecosostenibili i trasporti, in particolare quelli pesanti e navali e giocare un ruolo fondamentale nella futura produzione di biomateriali”.
“Inoltre ha aggiunto Gattoni – a fronte della sicura crescita delle rinnovabili non programmabili, quali eolico e fotovoltaico, negli equilibri di approvvigionamento energetico, si renderà necessarioequilibrare i picchi della rete elettrica. Il sistema biogas/biometano è l’unica fonte rinnovabile programmabile che consente l’integrazione tra diversi sistemi energetici a favore dello sviluppo e della sicurezza delle reti. Già oggi il biogas ha una capacità di bilanciamento di 1,3 TWh pari al 50% delle attuali necessità. Tale potenzialità potrebbe quasi raddoppiare al 2030. Gli impianti di gas rinnovabile agricolo potranno essere una cerniera che connette la rete gas e la rete elettrica, riequilibrando il sistema secondo il bisogno”.
La produzione di gas rinnovabile contribuirà dunque, secondo diverse analisi, a una più rapida e meno costosa penetrazione delle fonti rinnovabili intermittenti.
Per Navigant in base ai dati 2018, l’utilizzo del biometano potrebbe generare risparmi annui intorno ai 140 miliardi di euro entro il 2050 rispetto a un sistema energetico futuro a emissioni zero che non tenga conto del contributo del gas.
L’altro grande bacino potenziale di utilizzo del biometano sono i trasporti, in particolare quelli di difficile elettrificazione come quelli pesanti – camion e mezzi industriali – e navali con la crocieristica e i traghetti in primo piano.
Tom Strang, Senior Vice President Carnival, a tal proposito ha detto che “il GNL è il carburante più pulito attualmente disponibile e il nostro gruppo è stato tra i primi ad adottarlo nel settore marino. Già oggi è operativa la nave AIDAnova e altre 10 navi da crociera alimentate a GNL sono state ordinate, tra cui la Costa Smeralda che sarà varata tra due anni. Oggi è stato estremamente interessante apprendere che la disponibilità del biometano è destinata a crescere. Il bioGNL sarebbe utilizzabile con l’attuale tecnologia e permetterebbe di ridurre sensibilmente le emissioni di gas serra, aiutando il settore navale a raggiungere gli ambiziosi obiettivi discussi in seno all’Organizzazione Marittima Internazionale”.
L’industria si sta rivelando molto ricettiva anche rispetto alla possibilità di impiegare il biometano rinnovabile nei processi produttivi. Per questo il CIB auspica che venga sostenuto l’utilizzo di biometano anche nei processi industriali per produrre calore e ogni altra forma di energia necessaria, così da accelerare il processo di decarbonizzazione dell’economia.
Marco Marchetti, Direttore Industrial Sustainability Environment and Energy di Ferrero ha ricordato che gli stabilimenti produttivi dell’azienda sono alimentati da efficienti impianti di cogenerazione funzionanti a gas fossile. Ad esempio, solo la centrale dell’impianto di Alba, che alimenta anche il teleriscaldamento della vicina città, consuma circa 110 milioni di m3 all’anno di gas, producendo all’incirca 200mila tonnellate di CO2.
“È una situazione che richiede un intervento deciso per un’azienda come la nostra che intende ridurre la propria impronta di carbonio. Il Gruppo Ferrero si prefigge, infatti, di ridurre al minimo le emissioni nei prossimi anni, purtroppo non esiste un’offerta sufficiente di biometano sul mercato e il sistema attuale di incentivi per autotrazione rende economicamente insostenibile l’utilizzo di questa bionenergia nei processi produttivi. Sarebbe importante dunque che si sviluppi al più presto un mercato economicamente conveniente per il gas rinnovabile, al pari di quello esistente per l’elettricità”.
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