da greenreport.it – Secondo lo studio “Gas for Climate. The optimal role for gas in a net zero emissions energy system”, «Un potenziale di gas rinnovabile, prevalentemente biometano e idrogeno, di 270 miliardi di metri cubi da immettere nelle infrastrutture esistenti potrà aiutare l’Europa a eliminare le emissioni di CO2nel 2050 risparmiando circa 217 miliardi di euro l’anno».
Lo studio, che aggiorna quello pubblicato nel 2018 da Ecofys, è stato commissionato a Navigant dal consorzio Gas for Climate, che riunisce Snam, Enagás, Fluxys, Gasunie, GRTgaz, Open Grid Europe e Teréga e due associazioni del gas rinnovabile: Consorzio Italiano Biogas (CIB) ed European Biogas Association (EBA). Il consorzio Gas for Climate è nato nel 2017 e punta «creare consapevolezza intorno al ruolo fondamentale del gas naturale nella decarbonizzazione del continente europeo». Secondo la visione del gruppo, «il gas rinnovabile (biometano, idrogeno e metano sintetico) e il gas low-carbon, cioè combinato a tecnologie di carbon capture and storage (Ccs) o carbon capture and utilisation (Ccu), saranno decisivi nella realizzazione di un futuro energetico a zero emissioni, al minor costo possibile per cittadini e imprese».
Ccs e Ccu sono però considerate troppo costose e rischiose da diverse associazioni ambientaliste e sono in gran parte ancora a livello sperimentale e di prototipi.
Lo studio dimostra che «Il potenziale di idrogeno e biometano, accanto all’elettricità prodotta da rinnovabili, nell’assicurare al continente una transizione energetica meno costosa possibile, svolgendo un ruolo chiave nel riscaldamento domestico, nei processi industriali, nella produzione di energia elettrica e nei trasporti pesanti. Le infrastrutture gas esistenti in Europa possono trasportare e stoccare sia l’idrogeno sia il biometano e saranno indispensabili per fornire questi crescenti quantitativi di gas rinnovabile agli utenti finali».
Secondo gli esperti di Navigant, «Oltre al biometano prodotto da rifiuti urbani e scarti agricoli e agroindustriali, larga parte del gas rinnovabile in Europa sarà inizialmente costituita dal cosiddetto idrogeno “blu”, ossia l’idrogeno carbon-neutral prodotto da gas naturale tramite la cattura e lo stoccaggio del carbonio (Ccs). A partire dal 2050, l’idrogeno blu sarà gradualmente rimpiazzato da idrogeno “verde”, ossia prodotto tramite eolico e solare, realizzando un mix energetico totalmente rinnovabile».
Per Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, «Questo studio mostra il prezioso contributo che biometano e idrogeno possono dare al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici in Europa e al tempo stesso sottolinea l’importanza delle infrastrutture esistenti nel favorire una totale decarbonizzazione a costi accessibili in un orizzonte che va ben oltre il 2050».
Piero Gattoni, presidente del CIB, conclude: «Il report è un’ulteriore evidenza dell’apporto essenziale che il biometano può dare alla realizzazione di un futuro energetico sostenibile e totalmente rinnovabile in Europa».
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