Simile al gas naturale, ma ricavato da materie organiche con una filiera a zero emissioni, dal 2018 si può finalmente utilizzare
Filippo Einaudi (da Omnifurgone.it) – Come si può facilmente osservare consultando i listini e le proposte dei costruttori, il gas naturale si sta affermando sempre di più come vera alternativa ai combustibili derivati dal petrolio (diesel in particolare). Soprattutto nella variante liquida LNG che consente non soltanto prestazioni, autonomia e praticità teoricamente (la rete distributiva è in fase di sviluppo) equivalenti ma anche emissioni di sostanze nocive come NOx e particolato abbattute quasi del tutto.
Esiste però un passaggio ancora più virtuoso, quello del biometano, che promette a parità di caratteristiche un impatto ambientale ancora più ridotto. Si calcola, infatti, che se il metano naturale estratto dal sottosuolo generi dal 15 al 20% di CO2 in meno rispetto al gasolio, l’alternativa bio possa abbattere questo valore addirittura del 90%. Ecco come.
Origine e produzione
Il biometano si ottiene dalla raffinazione del cosiddetto biogas, termine con cui si indica in generale il prodotto della fermentazione di varie sostanze organiche di scarto, dalle biomasse agricole composte da rifiuti vegetali ai reflui zootecnici e delle fognature, rifiuti agroindustriali e organici urbani.
La raffinazione consente di portarlo ad una purezza del 95% rendendolo chimicamente identico al gas naturale e dunque potenzialmente adatto agli stessi impieghi, inclusa la distribuzione nei metanodotti, tramite compressione, il trasporto, la liquefazione e successiva rigassificazione.
Emissioni ”compensate”
A rende il biometano eco-compatibile è proprio la sua origine organica: essendo ricavato in gran parte da scarti vegetali, e dunque da fonti rinnovabili al 100%, è considerato neutro dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica perché quella emessa in fase di produzione è bilanciata da quella assorbita nel loro ciclo vita dalle colture stesse che diventano materia prima.
L’impiego in autotrazione
I limiti al suo utilizzo come combustibile per veicoli è sempre stato prevalentemente normativo, un piccolo paradosso se si pensa che proprio l’Italia, con i suoi 1.900 impianti di biodigestione, è il terzo al mondo per produzione di biogas. Fino a ieri, infatti, le normative non consentivano la sua immissione nella rete né l’utilizzo in autotrazione.
Questo constringeva le stesse le aziende agricole e non che si sono dotate di biodigestori a utilizzarlo internamente per la produzione di energia elettrica con la possibilità, in questo caso consentita, di cedere alla rete pubblica quella eccedente il proprio fabbisogno. Oggi, con il Decreto Ministeriale del 2 marzo 2018 è stato finalmente dato il via libera all’erogazione di metano originato da biogas.
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