da Leccenews24 – «Soprattutto in un momento economico come l’attuale occorre sostenere e incoraggiare iniziative di giovani imprenditori che decidono di investire in un segmento di grande interesse per il futuro del Salento, del Paese e del mondo. C’è carenza di impianti, soprattutto nel nostro territorio, ed è necessario creare tutte le condizioni per favorire la chiusura del ciclo dei rifiuti con iniziative adeguate. La burocrazia, la farraginosità e la lentezza della pubblica amministrazione non possono e non devono in alcun modo deprimere le ambizioni e la voglia di investire dei giovani per e nel territorio».
Il presidente di Confindustria Lecce, Giancarlo Negro, rompe gli indugi e, a nome degli industriali salentini, prende una posizione forte e chiara sull’impianto di MetApulia che un gruppo di giovani imprenditori vorrebbe realizzare nella Zona Industriale del capoluogo a ridosso dei comuni di Lecce e Surbo.
Si tratta di un progetto che prevede la produzione di biometano e compost di qualità, attraverso il trattamento del ‘Forsu’, ovvero la frazione organica dei rifiuti solidi urbani. L’impianto sarà alimentato da 55 mila tonnellate/anno di rifiuti e da 10 mila tonnellate all’anno di sfalci di verde proveniente dalle potature del verde pubblico. Il tutto è finalizzato alla produzione di biometano e compost.
Parliamo tanto di energie rinnovabili, efficienza, sviluppo sostenibile, valorizzazione del rifiuto, economia circolare, ma poi quando si arriva dinanzi a progetti che vogliono fare qualcosa in questo settore ci si ferma, ci si blocca, non si riesce a proseguire. Anche in presenza – e lo vedremo – di pareri favorevoli che tranquillizzano tutti, a meno che qualcuno non sostenga che siano stati espressi senza fondamento.
A detta di Confindustria, insomma, si tratta di un progetto che potrà apportare a Lecce e al Salento solo e soltanto benefici sia in termini di risparmio energetico che di riduzione delle tasse per imprese e cittadini. Per non parlare poi delle ricadute economiche generate dalla nascita di un grande cantiere che dovrebbe dare vita all’opera con maestranze e imprese locali per un investimento pari a 20 milioni di euro e un incremento occupazionale a regime di MetApulia fino a 20 unità.
«Ad oggi, come dicevamo prima, il progetto vanta numerosi pareri favorevoli in Conferenza di Servizi – scrivono da Via Fornari – da parte di Arpa, Asl; Spesal, Vigili del Fuoco, Consorzio Asi, Acquedotto Pugliese, Regione Puglia – Servizio Tutela del Territorio e del Paesaggio, Regione Puglia – Servizio Rifiuti, Agenzia Regionale Gestione Rifiuti, ecc. In alcuni casi sono state richieste integrazioni ai documenti forniti, ma l’impresa ha sempre provveduto a dare tutte le risposte».
Il problema, insomma, sembra essere il solito vizio italiano, ovvero quello dell’eccessiva burocrazia o della lentezza della pubblica amministrazione alla luce di tutti i pareri faverovili ottenuti che dovrebbero tranquillizzare i cittadini.
«Non dobbiamo consentire – concludono da Confindustria Lecce – che un impianto che chiude il ciclo dei rifiuti tramite il riutilizzo della frazione organica per la produzione di biometano da immettere in rete e di compost, che sarà messo a disposizione degli agricoltori per la concimazione dei terreni, vada perduto. È una ricchezza per il nostro Salento. L’auspicio è che i comuni coinvolti – Lecce e Surbo – diano immediatamente il via libera ai lavori per consentire al territorio di fruire di tutti i benefici derivanti dal funzionamento dell’impianto. Il tempo, anche in questa occasione, è un fattore cruciale: non possiamo bloccare un’attività, già in fase di avanzamento, in attesa di eventuali opere (il riferimento è quello ad un impianto pubblico, ndr) di cui ancora non si sa se esistano o meno i progetti se non addirittura l’idea!».
Ovviamente Confindustria non ce l’ha con l’Amministrazione Comunale di Lecce che non ha mai soffiato su pretestuose polemiche ma è chiaro che il rischio dello stallo del progetto debba vedere in prima fila la politica cittadina.
Non tutti sono d’accordo
Solo pareri positivi, allora? Nient’affatto. Ed è giusto dare
parola a chi la pensa in maniera opposta sul progetto MetApulia. In prima fila
il Partito Democratico di Surbo che ha preso
carta e penna per dichiarare il proprio no.
«La tutela dell’ambiente e congiuntamente della salute devono essere
prioritarie sempre rispetto a qualsiasi necessità di business – scrivono dal PD
– Le nostre perplessità in merito all’impianto e, in particolar modo,
all’individuazione del sito ospitante persistono tutt’ora intatte, in perfetta
linea con quanto evidenziato puntualmente in questi mesi, nelle sedi
istituzionali opportune, da parte dei commissari prefettizi e dei tecnici del
comune di Surbo».
«I nodi principali – continuano i dem – sono tutti ancora sul tavolo: le distanze
rispetto a siti sensibili che non rientrerebbero nei limiti previsti dalle
norme, la presenza nella zona di siti pericolosamente inquinanti e che fanno
emergere la precarietà di un territorio, quello ai confini tra Surbo e Lecce,
enormemente compromesso e stressato ed infine, ma non per ultimo, la
disponibilità già manifestata dal Comune di Lecce di ospitare un impianto
pubblico di compostaggio. Per queste ragioni chiediamo con forza a tutte le
istituzioni del territorio di esprimere una posizione chiara su questa vicenda
e, soprattutto, prima di compiere qualsiasi scelta, di fermarsi ed aprire un
confronto largo e di merito, che affronti i nodi, tanti, troppi, non ancora
risolti».
L’impressione è che si sia davanti ad uno stallo che risente anche del momento
elettorale a cui la Puglia è chiamata nei prossimi mesi. Sono pochi a volersi
sbilanciare creando una cortina di confusione che fa male soprattutto al
territorio.
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