(da merateonline.it) – Il progetto del bosco – dal valore di almeno 55 mila euro – era nell’aria già da qualche mese, ma trova solo ora il primo passaggio di ufficialità. Nel giugno scorso la società partecipata Silea, che gestisce il ciclo di rifiuti in Provincia di Lecco, aveva chiesto ai Comuni soci di indicare delle zone nei propri territori ideali per un rimboschimento. Altri Enti locali si erano candidati a beneficiare del piano di rimboschimento, che poteva essere suddiviso in più lotti. Ma Silea ha ritenuto più consono sviluppare il progetto sul solo terreno osnaghese.
Tutto parte dalla necessità da parte di Silea di compensare l’utilizzo di quasi 2 mila mq, adiacenti alla sede di Annone Brianza, dove verrà realizzato un impianto in cui il biogas prodotto dai residui della frazione umida verrà trasformato in biometano. L’iter autorizzativo per l’implementazione del sito di Annone è appena stato avviato. La prima Conferenza dei Servizi con la Regione si è tenuta l’11 settembre. Quando tutti gli step saranno conclusi Silea si impegnerà definitivamente con Osnago, che non dovrà sostenere alcun onere. Silea si obbligherà a curare la manutenzione del bosco per sette anni.
La Giunta guidata da Paolo Brivio ha di recente approvato il programma di valorizzazione ambientale commissionato da Silea al perito agrario di Olginate Daria Bosio. Le piantumazioni avverranno su 5.071 mq di un terreno che misura complessivamente 12.859 mq, incastonato tra la rotonda di via Olivetti e l’area industriale. La zona è catalogata nel Piano di Governo del Territorio di Osnago tra gli “ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico, a prevalente valenza ambientale e naturalistica e a prevalente valenza paesistica”. Lungo il perimetro sono radicate attualmente specie invasive, robinia e ailanto, e un filare di tigli. L’impianto razionale di specie arbustive e arboree autoctone potrà determinare una riduzione dell’invasività di alcune specie esotiche oggi particolarmente diffuse.
Le piante predilette saranno il pioppo bianco (73 unità), il pioppo nero (83), il salice bianco (95), l’olmo campestre (110), il frassino ossifillo (100), la farnia (95), il sanguinello (50), la fusaggine (45), il pallon di maggio (50) e il sambuco (30). Sono tutte specie vegetali autoctone, che si adattano agevolmente alle condizioni climatiche del territorio e solitamente resistenti ai parassiti o ai danni dovuti agli agenti atmosferici. Tra di loro sono complementari, in grado cioè di formare equilibrate associazioni vegetali polifitiche. Saranno quindi alternate ogni 2,3 o 3 metri in modo da creare un effetto di maggiore naturalità, complice anche la disposizione ad andamento sinusoidale. Al momento della piantumazione le essenze avranno un’età di 3 anni, con altezza di 100-150 per le specie arboree e di 70-100 cm per quelle arbustive. Verrà ricreato un ecosistema fatto di competizione e sinergia della flora tipico dei boschi ad alto fusto, in cui persistono specie principali, secondarie e accessorie
Questi e altri accorgimenti previsti nel progetto agevoleranno la durata nel tempo del bosco. Successivamente all’impiantamento rientra nel progetto la manutenzione per sette anni, con particolare riguardo per i primi quattro, i più delicati. Verrà posto un controllo sulla vegetazione infestante, saranno sostituite le piante che non sono sopravvissute alla stagione vegetativa e quelle sane saranno irrigate nei periodi di siccità.
Un corposo intervento di riqualificazione che donerà il bene più prezioso per mitigare l’impatto di tante opere che hanno consumato suolo. A ridosso del nuovo bosco urbano, tra l’altro, dovrebbe passare il prolungamento sotterraneo della tangenziale est.
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