da rinnovabili.it – In attesa della decisione definitiva, continuano a emergere dettagli della bozza europea sulla tassonomia verde, il documento che regola cosa è considerato un investimento sostenibile e cosa no. Pochi giorni fa erano trapelati i criteri provvisori per quanto riguarda il gas. Che veniva tagliato fuori di fatto, con l’inserimento di criteri elevati (100 gCO2e/kWh) per considerare finanziamenti sostenibili quelli a nuovi impianti sul suolo europeo.
Contro questa misura si sta coalizzando gran parte dell’est Europa, un serrate le fila che vede al posto di comando la Polonia. Varsavia dipende ancora molto dal carbone, che pesa per circa il 75% della generazione di elettricità. Uno degli argomenti che stanno iniziando a circolare per supportare la levata di scudi si appoggia al teleriscaldamento. Molto diffuso a est, e per la maggior parte alimentato a carbone. Se si permettesse di investire nella conversione di questi sistemi verso il gas si avrebbe un taglio delle emissioni dal riscaldamento.
Ma in ogni caso la tassonomia verde non esclude davvero del tutto il gas. Secondo la bozza, infatti, tutti i combustibili che emettono meno di 262 gCO2e/kWh non sarebbero considerati come “significativamente dannosi” per gli obiettivi climatici dell’UE. Il gas rientra nella soglia se miscelato con altri gas a basse emissioni di carbonio. La proposta che l’UE sta mettendo sul tavolo, quindi, va in direzione di rafforzare il ruolo di biometano e idrogeno rinnovabile. Secondo alcune stime di Eurogas, la soglia di 262 g sarebbe equivalente all’incirca a una miscela con gas naturale al 70%.
Oltre a questo c’è poi il capitolo idrogeno. La bozza di tassonomia verde stabilisce un limite di emissione di 94 gCO2e/MJ per considerare il vettore come idrogeno rinnovabile. Anche in questo caso, facendo il ragionamento inverso e ‘smontando’ questa cifra si può intuire quale sia l’obiettivo che si sta prefiggendo l’UE. Sulla base delle tecnologie esistenti, la soglia può essere raggiunta con l’impiego di tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) per seppellire le emissioni sottoterra.
Parliamo quindi di idrogeno blu, cioè prodotto a partire da fonti fossili ma con l’intervento di tecnologie CCS. Una tipologia che, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, ha un’impronta di carbonio pari a 1/10 di quella dell’idrogeno grigio (ottenuto per pirolisi dalle fossili, ma senza CCS). Sembra quindi che Bruxelles opti per questa scelta per favorire una transizione ‘soft’, senza eccessive pressioni all’industria perché acceleri la transizione energetica.
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