da HuffingtonPost (Giorgio Lonardi) – Vendere la CO2 alle aziende che producono bibite gassate. A cominciare da un colosso americano che tutti conoscono ma di cui non si può fare il nome per una clausola contrattuale. È questo l’ultimo “miracolo” di Caviro, la cooperativa regina del vino made in Italy (tramite i suoi soci gestisce 36 mila ettari, pari al 10% della superficie nazionale coltivata a vigna) ora protagonista dell’economia circolare. Benvenuti a Faenza, culla di Caviro, dove oggi si svolge l’assemblea di bilancio di una realtà che già negli anni ’60 aveva iniziato a distillare le vinacce per produrre l’alcool. Da allora un passo dopo l’altro, la coop targata Confcooperative ha trasformato gli scarti in compost, in energia oppure in semilavorati e materia prima per le aziende del settore agroindustriale, alimentare, farmaceutico e della cosmesi. Risultato: solo lo 0,66% della produzione diventa rifiuto.
Niente o quasi si getta in discarica, qui a Faenza. E se nelle bollicine di aranciate, gazzose, chinotti e cole ora c’è anche l’anidride carbonica lo si deve a un’accorta strategia industriale. Il nuovo impianto per catturare la CO2, infatti, è solo l’ultimo tassello di un mosaico complesso. Si parte infatti dagli scarti della filiera agroalimentare destinati a produrre biogas all’interno dei biodigestori. Poi l’anno scorso c’è stato un salto di qualità grazie al nuovo stabilimento per purificare il biogas e trasformarlo in biometano per autotrazione mentre i residui vegetali vengono destinati alla produzione di compost. “Per fare il biometano”, spiega Carlo Dalmonte, presidente di Caviro, “si produce naturalmente la CO2 ma noi, invece di liberarla nell’atmosfera, la catturiamo e la stocchiamo nel nuovo impianto per rivenderla ai produttori di bibite gassate”.
“Il nostro modello”, osserva Dalmonte, “mette insieme sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale e sostenibilità economica. Anche perché si tratta di elementi strettamente legati fra loro”. In un anno difficile per l’economia come il 2020 Caviro ha infatti chiuso il bilancio con 362 milioni di ricavi, in crescita del 10% sull’anno precedente. Da segnalare i 4,4 milioni di utile che, come prevede l’ordinamento cooperativo, saranno girati ai soci. Per capire questi risultati vale la pena di scorporare il fatturato della cooperativa che per il 69% è legato al vino (fra i marchi oltre al Tavernello spiccano brand di lusso come Leonardo Da Vinci e Cantina di Montalcino), mentre il 21% per cento è dovuto a alcool, mosti e acido tartarico e un altro 10% è legato all’energia.
Insomma, l’economia circolare conviene e difatti la cooperativa ha sfruttato fino in fondo le opportunità offerte da quelli che da molti e a torto sono considerati scarti. “Tutto parte dal vino”, precisa Dalmonte”, e dalla decisione di utilizzare le vinacce per distillare l’alcool. Niente di straordinario: erano in tanti a farlo ma con il passare del tempo siamo diventati il numero uno italiano del settore”. Poi aggiunge: “Dal marzo scorso la pandemia ha reso l’alcool prezioso e introvabile. E la nostra società controllata Caviro Extra è riuscita ad aumentarne sensibilmente la produzione. Questa rapidità ci ha permesso sia di rispondere alla fortissima domanda sia di contribuire direttamente con donazioni alle farmacie del territorio, alla Protezione Civile e ad altre associazioni locali”.
Caviro Extra ha inoltre lanciato sul mercato un gel igienizzante per le mani ottenuto dai sottoprodotti della filiera vitivinicola. Velocità di risposta, dunque. Ma soprattutto un “macchina” agroindustriale ben rodata pronta a sfruttare ogni opportunità. L’azienda, infatti, riceve ogni anno dai suoi soci ma anche da imprese del territorio circa 385 mila tonnellate di vinacce, fecce e altri sottoprodotti naturali. E li trasforma non solo in alcool ma anche in mosti concentrati e MCR (zucchero d’uva) per l’industria agroalimentare. Senza dimenticare l’enocianina, un colorante naturale utilizzato fra l’altro nei soft-drink, nei dolci, nelle marmellate, negli sciroppi e nello yogurt. Dai vinaccioli (i semini dell’uva) si estraggono i polifenoli, ricchi di antiossidanti naturali utilizzati come integratori alimentari e nella cosmetica. Un caso a parte è quello dell’acido tartarico naturale di cui Caviro Extra è il secondo produttore mondiale. E che ha un ventaglio amplissimo di applicazione dal settore alimentare a quello farmaceutico, dalla cosmetica fino all’edilizia.
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