(da Formula Passion) – Il tema della mobilità sostenibile e delle strategie da attuare per perseguirla è oggetto di discussione tutti i giorni. Dalle colonnine elettriche, ai monopattini, fino al car sharing. Tutte iniziative per cercare di ridurre le emissioni di CO2. Una sfida tecnologica che non riguarda soltanto l’elettrico ma anche altre fonti di energia. E’ il caso del biometano, un percorso che nel nostro Paese è sempre andato a rilento ma che in alcuni stati europei è molto battuto. In questo percorso ha creduto nel 2017 Antonio Barani, amministratore delegato di Biomet e fondatore di Ankorgaz che dal trading di prodotti petroliferi, benzina e gasolio, è passato al gas naturale ricavato dal trattamento dei rifiuti.
“Per caso mi sono imbattuto nel biometano, era il 2017. Un impianto di trattamento dei rifiuti aveva bisogno di Gpl. Scopro questo mondo e decido di cambiare, cedere le vecchie attività per investire in questa nuova frontiera.” Una scelta imprenditoriale che lo porta fuori dai carburanti fossili e che lo proietta in questo nuovo mondo grazie all’impianto di trattamento rifiuti di San Rocco (Lodi) che rileva dopo il fallimento. Una mossa che Barani ha fatto guardando lontano e non soltanto al valore di quell’investimento: “Non tanto i 20 mila metri quadrati ma il fatto di disporre di una delle poche autorizzazioni per la generazione di biometano da rifiuti. Il progetto è diventato questo: realizzare la prima filiera integrata di produzione e distribuzione del Bio-Gnl. Dalla generazione, allo stoccaggio, alla distribuzione per fornire un contributo alla mobilità sostenibile. Un sistema di economia circolare, la produzione a San Rocco, l’immissione nella rete Snam, il passaggio a Belgioioso a Pavia per la liquefazione a 160 gradi sotto zero e poi la vendita alla stazione di servizio.” Sul piatto ha poi messo 40 milioni, con un programma che si concluderà nel 2022. Ora nel mirino c’è un obiettivo ambizioso: produrre 8.500 tonnellate di bio-gnl all’anno.
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