Milano – Snam accelera sul biometano, una fonte rinnovabile al centro della transizione energetica del Paese, con 2 miliardi di euro di incentivi e 5 miliardi di investimenti al 2026 previsti nel Pnrr. L’azienda guidata dall’amministratore delegato Marco Alverà ha infatti sottoscritto, attraverso la controllata Snam4Environment, un accordo con Asja Ambiente Italia per l’acquisizione di un portafoglio di impianti esistenti e progetti di sviluppo nel settore del trattamento della Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) e produzione di biometano.
L’operazione riguarda l’acquisizione di quattro società detentrici di altrettanti impianti in esercizio di recente costruzione con previsione di vita utile di circa 20 anni in Liguria, Lazio e Umbria, e l’ingresso in una società titolare di un impianto in costruzione e di uno in sviluppo in Sicilia. Gli impianti hanno una capacità totale di circa 8,5 MW di cui 6 MW in esercizio per un enterprise value di circa 100 milioni di euro.
L’accordo prevede che Snam, al verificarsi di certe condizioni, rilevi nel tempo da Asja altre cinque società, proprietarie di altrettanti impianti dalla capacità totale di circa 16 MW, due dei quali in costruzione in Piemonte e Lombardia, e tre in via di autorizzazione in Sicilia.
Il biometano si ricava da biomasse agricole (colture dedicate, sottoprodotti e scarti agricoli e deiezioni animali), agroindustriali (scarti della lavorazione della filiera alimentare) e appunto dai rifiuti organici.
Appartiene a quest’ultima filiera anche l’impianto avviato più recentemente da Snam4Environment, attraverso la controllata Enersi Sicilia, a Caltanissetta. L’infrastruttura sarà in grado di produrre circa 2,5 milioni di metri cubi di biometano l’anno, contribuendo agli obiettivi di decarbonizzazione e al recupero della frazione organica dei rifiuti solidi urbani raccolti nel territorio.
Il vantaggio del biometano consiste nel fatto che è chimicamente identico al gas naturale e può quindi essere trasportato su lunghe distanze utilizzando le infrastrutture gas esistenti, per poi trovare impiego in primo luogo nei trasporti e in prospettiva nel riscaldamento e raffrescamento nei settori residenziale e terziario o nei processi industriali.
Oltre a ottimizzare il ciclo dei rifiuti in un’ottica di economia circolare, il gas verde può essere una carta vincente anche per abbattere le emissioni dell’attività agricola e zootecnica, oggi equivalente a circa il 10% dell’impronta carbonica del Paese.
La rete gas nazionale di Snam conta una trentina di allacciamenti attivi con impianti che già vi immettono biometano. Il potenziale di espansione è notevole, con 1.700 impianti a biogas esistenti che possono essere riconvertiti a biometano. Circa un terzo del gas utilizzato in Italia per i trasporti, consegnato dai distributori di carburanti sia in forma compressa per le auto sia liquefatta per i camion, è già di origine “bio”. A livello globale, il recente report net zero della IEA stima un contributo di circa il 20% dei biocarburanti nel mix energetico al 2050.
Nel piano strategico 2021-2025 di Snam è prevista la realizzazione di impianti per una capacità installata di circa 120 MW, anche facendo leva sulle opportunità offerte dal Pnrr. Nel settore Snam investirà 850 milioni di euro al 2025 (al netto di 100 milioni di euro di possibili grant), 100 milioni dei quali in infrastrutture per la mobilità sostenibile a biometano.
Un’azione concreta per il ripristino del territorio dopo l’ultimazione dei lavori per un’infrastruttura strategica per la sicurezza energetica nazionale. Snam ha annunciato nei giorni scorsi di aver completato la piantumazione di 2.564 ulivi nelle province di Lecce e Brindisi, lungo il tracciato del metanodotto Melendugno-Brindisi, che costituisce l’interconnessione di Tap – l’infrastruttura che trasporta in Europa il gas proveniente dai giacimenti del Mar Caspio – con la rete nazionale.
Gli ulivi piantati sono piante giovani e di cultivar resistenti al batterio Xylella Fastidiosa. Prima dell’inizio dei lavori, infatti, le piante risultate infette dalla Xylella che si trovavano lungo il tracciato dell’opera erano state abbattute su disposizione degli enti territoriali competenti, e a tutti i proprietari era stato corrisposto un indennizzo. Snam, su base volontaria, ha quindi proposto ai proprietari delle piante abbattute il reimpianto di nuovi ulivi di varietà Leccino e FS17 Favolosa, le uniche autorizzate in Puglia per i nuovi impianti. Tutti gli esemplari sono accompagnati da passaporto fitosanitario e certificato di provenienza.
Gli ulivi piantati da Snam, oltre al proprio contributo agronomico e antropico, contribuiranno alla ricostituzione del paesaggio salentino, riportando i luoghi attraversati dall’infrastruttura energetica allo stato originario.