Milano (Daniel Dal Zennaro di Ansa) – Ricavare energia dai rifiuti. Sarà possibile grazie al nuovo impianto di produzione di biometano inaugurato questa mattina da A2A a Cascina Maggiore, al confine tra i due comuni di Lacchiarella e Giussago. Grazie a questo impianto i rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata e dagli sfalci e potature del verde pubblico e privato, una volta trattati, potranno essere reimpiegati per produrre materia (compost) ed energia (biometano). Un ulteriore passo avanti fatto da A2A verso l’economia circolare e per favorire infrastrutture volte a garantire l’autonomia energetica del territorio lombardo. Dall’attività dell’impianto integrato – digestione anaerobica e compostaggio – sarà possibile ottenere ogni anno 8 milioni di metri cubi di biometano (pari al fabbisogno annuo di circa 20mila persone), e 20mila tonnellate di compost certificato per l’agricoltura.
L’impianto, che annualmente può trattare 100mila tonnellate tra umido e verde urbano, favorisce la riduzione della dipendenza da combustibili fossili, e, grazie al fertilizzante naturale prodotto che sarà messo a disposizione dei coltivatori, permetterà di minimizzare l’utilizzo di concimi chimici.
“L’esperienza e la leadership nel trattamento e nel recupero di materia ed energia consentono al nostro Gruppo di coniugare efficacemente economia circolare e processi produttivi, a beneficio della collettività e dell’ambiente. – ha detto Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A – L’impianto di Lacchiarella rappresenta un ulteriore passo avanti nel nostro percorso di crescita e un’importante opportunità di sviluppo per gestire virtuosamente l’intero ciclo dei rifiuti. Siamo convinti che questa filiera, oltre ad essere una leva per la circolarità, sia un abilitatore strategico per contribuire alla crescita di autonomia energetica di cui il Paese ha bisogno. In Italia con i dovuti investimenti e in accordo con istituzioni e comunità locali, potremmo attivare la produzione di oltre 6 miliardi di metri cubi di biometano, un potenziale energetico importante in particolare in un momento come quello che stiamo attraversando”. Mazzoncini ha continuato ricordando la centralità di un altro tema, quello dell’autonomia energetica in Italia: “Oggi abbiamo il 22,5 % di autonomia energetica.
“Importiamo il 78% di energia e questo ci mette in posizione difficile in Europa che in generale ha il 40% di autonomia energetica. Diventa necessario usare le fonti autoctone che abbiamo, acqua, vento, sole e rifiuti. Dobbiamo considerare questi ultimi una risorsa. La Lombardia è tra le prime regioni ad azzerare i conferimenti in discarica e le esportazioni. In Italia abbiamo il potenziale di 6 miliardi di metri cubi di bio metano. È il 22 % di quello che importavamo dalla Russia. Inaugurare questo impianto in questo momento storico, quando stiamo varcando la soglia della stagione termica, è una notizia straordinaria” ha sottolineato l’ad di A2A, che ha concluso ricordando il dialogo con i sindaci dei due comuni coinvolti: “Quando abbiamo iniziato a discutere di questo impianto c’era molta preoccupazione. È comprensibile che chi abiti vicino si preoccupi ma bisogna dare risposta realizzando impianti sicuri, che non impattino dal punto di vista ambientale e che siano belli, ben mitigati e inseriti nel territorio”. L’importanza del dialogo tra l’azienda e i cittadini è stata sottolineata anche dai due sindaci presenti.
Antonella Violi, primo cittadino di Lacchiarella, ha ricordato: “La realizzazione di questo impianto ci aveva all’inizio preoccupati. L’azienda ha poi sviluppato il migliore impianto, riuscendo a coprire l’esigenza di più province. I comuni di Lacchiarella e Giussago hanno fatto il loro dovere. Abbiamo giocato un ruolo propositivo per ospitare questo impianto”.
Un impianto all’avanguardia, come ha spiegato Fulvio Roncari, presidente e amministratore delegato di A2A Ambiente: “L’impianto funziona con 15 persone. La metafora è quella di un enorme apparato digerente umano. Si introducono gli scarti del cibo, poi il trattamento con triturazione trasforma questo scarto delle cucine in una sorta di marmellata. Questo prodotto viene introdotto all’interno dei digestori, sono 3, del volume di 2200 metri cubi di capacità ciascuno. Entra nei digestori e viene tenuta in movimento da un singolo albero longitudinale che in assenza di ossigeno agevola l’opera dei batteri che trasformano lo scarto e realizzano un bio gas. Poi viene estratto dal digestore, purificato da CO2 e diventa bio metano. Alla prima parte del trattamento, quella della digestione anaerobica, segue poi un’altra. Il rifiuto passa alla digestione aerobica, in presenza di aria. Per fare passare aria nella marmellata vengono aggiunti scarti di legno miscelati. Il rifiuto va poi all’interno di 11 biocelle sigillate che lavorano bene in presenza di ossigeno. I batteri decompongono l’aria, consentono un’ulteriore degradazione della componente organica, dopo 15 giorni escono dalle celle e vengono depositate nell’aia. I batteri qui completano il lavoro di digestione aerobica. Poi il compost viene raffinato ed è pronto per l’utilizzo in agricoltura”.
“Il piano industriale che stiamo aggiornando prevede 600 milioni di euro di investimenti sul settore delle bioenergie. Un impianto di questo genere ha un investimento di 30 milioni di euro però un importante lavoro che faremo è l’upgrade di impianti che già abbiamo. Abbiamo acquisito il gruppo Agripower, che ha una ventina di impianti che producono biogas. Ora dobbiamo fare l’upgrade a biometano, che costa meno della costruzione di un impianto nuovo da zero”. Lo ha detto l’amministratore delegato di A2A Renato Mazzoncini, a margine dell’inaugurazione del nuovo impianto lombardo di trasformazione dei rifiuti in energia, realizzato a Cascina Maggiore, tra i comuni di Lacchiarella e Giussago.
“A2A è un’azienda che è nata in Lombardia e qui mantiene un’importante footprint ma oggi guarda alla possibilità di sviluppare impianti di biometano in tutta Italia. – ha proseguito Mazzoncini – Ci sono diverse domande di autorizzazione per altri impianti: una a Bedizzole in provincia di Brescia, una ad Anagni nel Lazio e stiamo portando avanti domande di autorizzazione in diverse regioni, anche in Sicilia. Per gli impianti che gestiscono rifiuti umidi è importante che siano vicini ai territori di produzione. Ci aspettiamo che impianti di questo genere siano tipicamente di queste dimensioni, non servono di più grandi ma devono essere distribuiti capillarmente sul territorio nazionale, siamo disponibili ad investire ovunque, in tutte le regioni”.