da corriereditaranto.it (Gianmario Leone) – La notizia era stata anticipata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega alla Programmazione economica e agli investimenti, senatore Mario Turco, al termine della riunione del 3 luglio scorso in Prefettura, durante la quale fu avviato l’iter di attuazione di altri interventi ricadenti nel Contratto Istituzionale di Sviluppo per l’area di Taranto (CIS).
“Oggi abbiamo accolto una serie di proposte di nuovi investimenti sempre in ambito Cis – affermò il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio -. Abbiamo incardinato per la valutazione a contributo pubblico due importanti progetti per la realizzazione di un impianto di Biomentano liquido e di accessori nel settore Automotive elettrico, già presentati dalla società Pantar“.
In particolar modo il primo, dovrebbe sorgere nel territorio del comune di Avetrana, mentre il secondo presso l’area portuale. L’impianto in questione riguarderebbe la produzione da biometano dalla trasformazione di letami animali, scarti agricoli, agroindustriali e umido da rifiuto solido urbano. La suddeta società, avrebbe inoltre già concluso l’iter per acquisire i terreni su cui sorgerà l’impianto, che dovrebbe ricoprire un’area di quattro ettari in prossimità dell’area industriale del comune del versante orientale della provincia.
Della società Pantar srl sappiamo poco. Certamente ha sede legale a Taranto ed il legale rappresentante della stessa è il famoso Antonio Bertolotto, imprenditore cuneese, classe 1953, “antesignano della green economy italiana e della produzione di energia verde dal biogas nocivo delle discariche, settore nel quale è riconosciuto quale numero uno a livello nazionale” si legge sull’interessato, proprietario della MARCOPOLO ENGINEERING S.p.A.- Sistemi Ecologici.
Che progetta, costruisce e gestisce impianti per la messa in sicurezza delle discariche attraverso la depurazione del biogas, altrimenti tossico e nocivo, e il suo utilizzo per produrre energia alternativa.
L’intero sistema, ideato dai ricercatori della società, è basato su un complesso meccanismo di captazione del gas, integrato nel progetto di chiusura della discarica. Il biogas viene convogliato nel sistema di depurazione e, attraverso un processo chimico – fisico dedicato, viene depurato dei numerosi inquinanti, liquidi e gassosi, presenti e poi utilizzato per la cogenerazione, attraverso specifici motori endotermici a ciclo otto, capaci di ottenere rese energetiche, mediamente intorno al 40%. L’energia elettrica verde così ottenuta viene ceduta alla rete nazionale, mentre l’energia termica, prodotta con la cogenerazione, può essere utilizzata per il teleriscaldamento.
L’impianto che sorgerà ad Avetrana, dovrà dunque ricevere anche rifiuti da discarica.
Un impianto simile è stato motivo di fortissime polemiche a Benevento, dove la stessa società voleva costruire “un nuovo impianto di gestione e recupero biologico della frazione organica del rifiuto urbano ed altre biomasse, sottoprodotti e materie organiche biodegradabili, attraverso un processo brevettato di digestione anaerobica ed un processo finale di purificazione (upgrading) dei gas di fermentazione in biometano che consente di produrre energia direttamente immettibile in rete senza valorizzare termicamente il biogas derivante dal processo di digestione anaerobica; è, inoltre, previsto il trattamento aerobico del digestato a valle del processo di metanogenesi per produzione di “compost di qualità” come definito dall’art. 183, punto ee) del D. Lgs. n° 152/2006 e ss.mm.ii”.
Al momento il progetto, adesso al vaglio dei tecnici del comune di Avetrana che si sarebbe dichiarato sin da subito favorevole al suo insediamento, è top secret. Restiamo in attesa che il CIS Taranto e l’amministrazione dell’ente civico lo rendano pubblico per averne una contezza maggiore.
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