da Legnano News (Leda Mocchetti) – Procedono a passo spedito nonostante il maltempo i lavori per la realizzazione del nuovo e discusso impianto per l’umido in via Novara a Legnano iniziati in estate sotto la “regia” di Asja Ambiente, la spa di Rivoli che darà vita alla struttura per un costo stimato che si aggira intorno ai 20 milioni di euro.
L’idea alla base dell’impianto è quella di trasformare la frazione umida dei rifiuti in biometano e compost: i rifiuti, dopo un trattamento di preselezione per eliminare eventuali “intrusi”, verranno sottoposti ad un processo di degradazione al termine del quale il biogas ottenuto verrà depurato e raffinato diventando biometano. Il residuo della lavorazione verrà invece stabilizzato e trasformato in compost di qualità.
Dopo la metaforica posa della prima pietra a luglio arrivata a valle di anni di polemiche, inciampi burocratici e parentesi giudiziarie, il cantiere in questi mesi si è concentrato principalmente sul digestore, ovvero la “scatola” di cemento e metallo deputata alla trasformazione dei rifiuti in biogas, e sul settore delle biocelle, cioè le camere chiuse dove i rifiuti saranno sottoposti all’insufflazione forzata di aria per accelerare la maturazione del compost. Così come sono a buon punto i lavori per il biofiltro, ovvero la struttura destinata alla depurazione delle arie proveniente dai capannoni dove avviene la lavorazione, e quelli per la fossa, l’area dove i mezzi scaricheranno i rifiuti. Solo nell’ultima fase dell’intervento, invece, si procederà alla costruzione delle palazzine destinate ad ospitare gli uffici, per le quali al momento non ci sono ancora nemmeno le fondamenta.
In via Novara, al netto di eventuali contrattempi, i primi camion con i rifiuti dovrebbero entrare a fine anno, mentre per la produzione di biometano bisognerà aspettare i primi mesi del 2022. L’avvio dei lavori in estate aveva rappresentato un punto di svolta in una vicenda fin qui costellata di polemiche, inciampi burocratici e parentesi giudiziarie. Tanto che il via libera definitivo di Città Metropolitana per il nuovo impianto era arrivato solo nell’estate 2019, al termine di un iter partito l’anno prima con l’istanza per la variante del titolo autorizzativo rilasciato a dicembre 2015. Allora infatti il progetto prevedeva che dallo stesso tipo di rifiuti, ovvero umido e verde, si arrivasse alla produzione di elettricità ed energia termica attraverso la combustine di biogas, mentre dopo l’aggiudicazione della gara per progettazione, realizzazione e gestione della struttura Amga è tornata a sedersi al tavolo con Palazzo Isimbardi per definire il passaggio dal biogas al biometano.
Secondo le previsioni il nuovo impianto tratterà più di 50mila tonnellate di rifiuto organico all’anno: 40mila di frazione organica vera e propria e 12.400 di verde. Rifiuti che si trasformeranno in 4 milioni di metri cubi di metano e 14mila tonnellate di compost. L’entrata in funzione della struttura permetterà ad Amga di smaltire umido e verde direttamente a Legnano e non, come avviene ora, ad almeno 100 chilometri dal nostro territorio e di alimentare buona parte della propria flotta con il metano prodotto “in casa”. Il nuovo centro porterà anche un risparmio del 32% sulla tariffa di conferimento, che passerà dai 100 euro attuali a 68 euro a tonnellata. Sull’impianto, però, pendono da sempre le perplessità di associazioni e comitati contrari alla realizzazione della nuova struttura, che recentemente hanno minacciato di chiamare in causa anche la Corte dei Conti.
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