(da Rinnovabili.it) – Nel Regno Unito i primi esperimenti di riscaldamento residenziale a idrogeno sono già stati pianificati (e in alcuni casi avviati). Dalle tre case del progetto “Hy Street” nella contea di Cumbria rifornite tramite bombole, alle 300 abitazioni di Fife, in Scozia, che si affideranno ad un impianto d’elettrolisi alimentato dall’eolico. Dall’iniziativa della Keele University per testare una miscela domestica di gas naturale e idrogeno al 20%, al progetto HYHY di Wales & West Utilities dedicato allo studio di impianti ibridi elettricità-H2. Tentativi, ancora allo stadio embrionale, che mostrano tuttavia una delle aree chiave della più ampia strategia di decarbonizzazione UK.
Ma il riscaldamento residenziale a idrogeno rappresenta davvero di un’opzione utile ai fini della transizione ecologica? Nel Regno Unito così come altrove, il vettore può costituire una soluzione efficiente e low cost per il fabbisogno di calore? A rispondere è oggi un nuovo studio realizzato da Bosch Termotecnica e dalla Fondazione Eni Enrico Mattei. Il documento analizza una serie di scenari per l’Italia mettendo a confronto diverse tecnologie – caldaia, teleriscaldamento, pompa di calore – e diverse fonti d’alimentazione. e prendendo come l’obiettivo ultimo la completa decarbonizzazione del comparto entro il 2050.
Nel dettaglio lo studio definisce tre scenari – Baseline, Green Gas, Electrification – sulla base i dati storici di stock e di installazioni degli impianti di riscaldamento. Gli autori mettono da subito le cose in chiaro: per raggiungere le zero emissioni non si può puntare su un’unica soluzione. È necessario un mix di tecnologie differenti e misure di efficenza energetica.
Con l’attuale trend di sostituzioni degli impianti termici negli edifici, scenario Baseline, il settore ridurrebbe consumi e d emissioni, ma rimarrebbe al di sotto dell’obiettivo dell’UE. Questo scenario esclude l’uso dell’idrogeno per il riscaldamento residenziale e considera solo le tecnologie oggi già in uso.
Nel secondo scenario Green Gas si considera l’integrazione di una quota di idrogeno a basse emissioni di carbonio (blu e/o verde) all’interno della rete del gas esistente, insieme al biometano e/o al metano sintetico, in parallelo con l’elettrificazione di riscaldamento. In questo caso il settore riuscirebbe a raggiungere le zero emissioni 2050.
Questo scenario “limite” è stato confrontato con un terzo scenario Electrification, in cui il target di riduzione di CO2 viene raggiunto elettrificando il più possibile le abitazioni, ovvero arrivando a riscaldare con una pompa di calore elettrica circa i 2/3 delle utenze. Tutto ciò combinato con una crescita della percentuale rinnovabile all’interno della produzione elettrica fino ad arrivare al 100% nel 2050.Leggi anche elettrolizzatori ed idrogeno, nel mondo pianificati oltre 200 GW di progetti.
Gli ultimi due scenari presentano punti aperti. “Da un lato ci sono grosse criticità a elettrificare i vecchi sistemi di riscaldamento a combustibili fossili, soprattutto facendo riferimento ai circa 10 milioni di condomini con impianti termici autonomi presenti nelle città. Dall’altro non è detto che l’idrogeno pulito e il biometano saranno disponibili, nelle quantità ipotizzate, per il settore residenziale […] In quanto scenari “limite” al momento, dallo studio si può ritenere che la combinazione delle varie tecnologie, elettriche e a gas verdi potranno dare un contributo essenziale al raggiungimento dell’auspicabile target”.
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