(da Vicenza Report) – Il ruolo dell’agricoltura per la transizione ecologica: la filiera del biometano
Biometano. L’impegno di oggi alla base di un futuro sostenibile
Il presidente Martino Cerantola: “con le biomasse contribuiamo a tutelare i nostri territori, le nostre aziende e, di conseguenza l’economia locale”
“La tutela del territorio, quindi anche la salvaguardia delle imprese agricole, passa necessariamente attraverso processi virtuosi di rispetto dell’ambiente e riuso anche degli scarti. Non possiamo prescindere da questi principi, senza i quali viene meno l’impegno a realizzare delle basi solide per un futuro sostenibile a favore dell’intera società”. Con queste partole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola, è intervenuto ieri sera a Bressanvido (Vi), in occasione del convegno: “Il ruolo dell’agricoltura per la transizione ecologica: la filiera del biometano”, svoltosi nell’ambito del tradizionale Festival dell’Agricoltura, nella Fattoria Pagiusco.
Dopo i saluti del sindaco di Bressanvido, Luca Franzè, e dell’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, la serata è entrata nel vivo con l’intervento di Stefano Svegliato, managing director di BRD Biogas Refinery Development, che ha illustrato la Filiera del biometano. “Un biogas è fatto “bene” – spiega Segliado – quando permette nel contempo la produzione di biomasse per i digestori ed un aumento delle produzioni agricole destinate ai mercati food e feed, la riduzione delle emissioni e dell’inquinamento delle pratiche agricole ed il miglioramento della redditività delle aziende agricole, sia in termini di beneficio fondiario che di capitale agrario. Questo ci fa comprendere che il letame è oro per il nostro territorio e per le aziende che vi operano. Con il biometano si riesce davvero a fare il futuro”.
Concetti cari anche al prof. Martino Cassandro, del Dafnae dell’Università di Padova, che ha descritto l’impatto ecologico della produzione del biogas. “Salvaguardare l’ambiente, garantire il rispetto di ciò che la società chiede, ad esempio il benessere animale – spiega Cassandro – ed operare in termini di adeguata redditività sono i tre elementi chiave per la sostenibilità degli allevamenti. L’attenzione dell’Italia in materia di emissioni di metano ed anidride carbonica è altissima. E nell’ultimo decennio, a seguito delle rigide richieste della Commissione europea, il nostro Paese ha dimostrato una pronta risposta”. Dito puntato sul mondo agricolo, ma senza fondamento. “L’incidenza dell’agricoltura sulle emissioni, quindi sull’impatto ambientale – sottolinea Cassandro – è del 7%, perciò il 93% restante è dovuto ad altri fattori. Il 79% del 7% deriva prevalentemente dalle produzioni animali, secondo i più recenti dati dell’Ispra. Per questo l’impegno della ricerca è orientato ad individuare alimenti che producono meno metano, quindi meno inquinamento, pur considerando che una molecola di metano equivale a 25 molecole di anidride carbonica”.
Ad entrare nel vivo della questione il presidente di Arav, Floriano De Franceschi, che ha illustrato l’impegno degli allevatori per la sostenibilità ambientale. “Stiamo investendo molto su ricerca ed analisi di laboratorio. L’Università di Padova è un nostro partner straordinario – spiega De Franceschi – ed attraverso i ricercatori oggi possiamo sfruttare ancora meglio i dati in nostro possesso, grazie ai controlli funzionali, in particolare le cellule somatiche differenziali. Altra innovazione è rappresentata dall’uso del lisato piastrinico per ridurre l’uso di antibiotici, che possiamo dire sia oggi limitato al 30% dei capi in presenza di severe infezioni. Stiamo lavorando anche sul carbon free, per riuscire a migliorare le razioni, trasferendo i dati alle Associazioni di razza, così da creare un circuito virtuoso”.
In questo scenario gioca un ruolo fondamentale Coldiretti, come evidenziato dal direttore Simone Ciampoli: “il biometano non è una novità, ma occorre renderlo sostenibile. La nuova Pac ed il Pnrr prevedono risorse specifiche a tal fine. Ed il ruolo degli agricoltori, sempre più vicini al consumatore, quindi parte della società complessivamente intesa, non solo produttiva, è centrale. Impegnati a facilitare questo cambiamento ci sono i tecnici di Coldiretti, esperti a disposizione delle aziende per la loro costante crescita”.
“Se riusciamo a produrre cibo sano è perché abbiamo un’agricoltura sana e lavoriamo correttamente. Il biometano, quindi il riuso delle sostanze considerate di scarto – conclude Cerantola – è un’opportunità per la società, non solo per le imprese agricole, perché contribuisce a migliorare le condizioni generali di vita e di produzione. L’impegno degli agricoltori è tangibile e lo dimostra chiaramente: l’impianto di biomassa di Schiavon è nato per volontà di 12 aziende, che oggi sono diventate ben 156. Procediamo con questa convinzione, per un futuro sostenibile e migliore”.
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