di Caterina Maconi – La produzione di biometano da scarti preme sull’acceleratore in Italia. Complici fondi in arrivo dall’Europa, le aziende del settore si preparano ad aumentare la produzione e a incrementare il raggio d’azione della cosiddetta economia circolare. Specie nel segmento dei trasporti. La guerra al diesel rappresenta un’occasione per i carburanti alternativi. In termini di fatturato e di indotto sul lavoro.
“In Italia la raccolta dell’umido coinvolge 40 milioni di abitanti – spiega Massimo Centemero, direttore del Consorzio italiano compostatori (Cic) – ne mancano all’appello circa 20 milioni. Stimando che questi 20 milioni di persone possano produrre a testa 100/140 kg di rifiuti all’anno, stiamo parlando di 2,5 milioni di tonnellate ulteriori da ritirare”. Se queste risorse fossero disponibili, il settore potrebbe crescere ulteriormente. Oggi, dati Althesys, ha ricadute per 1,3 miliardi di euro e si sta ingrandendo.
Spiega ancora Centemero: “Abbiamo calcolato che l’economia che sta intorno al nostro settore è di un dipendente ogni mille tonnellate trattate/raccolte. Compreso anche l’indotto, ovvero chi raccoglie gli scarti e li porta negli impianti. Questo significa che ci sarà spazio e avremo bisogno di 2.500 dipendenti in più”.
Cic rappresenta circa l’80% delle imprese italiane che sono attive in Italia nel segmento del compost e del biogas. E che stanno vivendo un momento importante. Qualche giorno fa la Commissione Europea ha sbloccato 4,7 miliardi di incentivi che andranno a sostenerle.
Nella fattispecie, puntualizza Centemero, “si prendono incentivi se il biometano prodotto è destinato all’autotrazione”. Un assist per i carburanti alternativi.
Le nuove possibilità si aprono anche nel passaggio da compost a biometano.
Quando la forsu, la frazione organica del rifiuto solido urbano (l’umido), viene trattata, si ottiene il compost. Un ulteriore trattamento può generare oltre al compost anche biogas, usato per produrre energia elettrica e termica. Se si prosegue ancora la lavorazione si ricava biometano. Può essere immesso in rete fino ai fornelli. O destinato ai mezzi di trasporto. Contestualmente, mentre si produce biometano, viene recuperata anche anidride carbonica per uso tecnico industriale. E si produce compost, fertilizzante organico di elevata qualità.
I fondi stanziati aiuteranno a costruire gli impianti di digestione anaerobica per la trasformazione. La stima di Centemero è che “nel prossimo anno su circa 130 aziende attive nel settore, 10-15 faranno questo passaggio”. Sono di dimensioni medio-grandi e si trovano prevalentemente al centro e al nord. “L’evoluzione però potrebbe essere interessante per il sud perché è là che mancano gli impianti”.
C’è già una realtà italiana che opera a pieno ritmo da alcuni mesi in questo campo. È la Montello, sede in provincia di Bergamo. L’impianto che produce biometano da forsu è stato avviato nel giugno 2017. “Abbiamo deciso di investire a seguito di un’analisi non solo economica, ma anche tecnologica e ambientale dei possibili impatti del progetto di produzione di biometano, ovviamente in funzione degli unici incentivi disponibili in quel momento, quelli, cioè, riconosciuti dall’unico decreto allora vigente”, spiega a Wired Roberto Sancinelli, presidente di Montello.
L’azienda potrà adesso godere dei nuovi incentivi. “Per ora il nostro è il primo e, per quanto ne sappiamo, unico impianto di produzione di biometano attualmente operativo sul territorio nazionale. Immettiamo il biometano nelle reti di trasporto di Snam”. In un anno Montello produce il carburante necessario a far percorrere a un’auto alimentata a metano circa 640 milioni di chilometri annui. Lo fa recuperando e trattando 600mila tonnellate di forsu provenienti dalla raccolta differenziata di circa 6 milioni di abitanti lombardi. Si stima che con l’umido pro capite prodotto in un anno, si può generare metano per far percorre a un mezzo oltre 100 chilometri.
Il settore è promettente. Snam, la società che gestisce la rete nazionale di distribuzione, vede la produzione italiana di biometano in crescita. E ha recentemente riferito di aver ricevuto 500 domande di allacciamenti da parte di imprese agricole che immettono nei gasdotti la loro produzione di biometano.
Nella ricerca del biometano è impegnato anche il Gruppo Cap, il gestore del servizio idrico integrato nella Città metropolitana di Milano. Ha iniziato a produrre biometano dai fanghi reflui della depurazione. Una fonte ulteriore per ottenere questo gas e un’alternativa in più per chi possiede un’auto a biometano.
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