da quotidiano.net (Fabrizio Marchetti) – In un paese come l’Italia che importa dall’estero, principalmente da Russia e Algeria, il 90% del gas naturale che consuma, il biometano rappresenta una straordinaria opportunità. Non solo è utile a ridurre la dipendenza dall’estero ma consente di recuperare gli scarti della produzione e di valorizzare i rifiuti organici e i sottoprodotti agricoli. E’ una fonte rinnovabile e continuativa tutto l’anno e può servire a produrre elettricità ma anche a fare il pieno alle auto. E’ il perfetto esempio di come l’economia circolare è in grado potenzialmente di garantire energia pulita di origine non fossile e può contribuire al raggiungimento del 10 per cento di energie rinnovabili nei trasporti entro il 2020 come previsto dall’Unione Europea.
Il biometano viene prodotto grazie alla purificazione del biogas che si ottiene dalla valorizzazione di rifiuti organici, sottoprodotti e produzioni agricole di secondo raccolto. E’ un Upgrade del biogas che contiene metano con una concentrazione al 50-65 %. Il biometano immesso in rete invece è puro al 97% mentre quello liquefatto supera il 99%. E quindi con parametri qualitativi superiori al gas naturale. Sono due essenzialmente le fonti del biometano, i rifiuti organici che arrivano da una raccolta differenziata in continuo aumento nel Paese e gli scarti agricoli che altrimenti non avrebbero avuto mercato.
Secondo i dati del Cic (consorzio italiano compostatori) nel 2017 sono state raccolte 6,6 milioni di tonnellate di rifiuti organici con una crescita dell’umido e del verde dell’1,6% rispetto all’anno precedente. A livello nazionale siamo a 107 kg di rifiuti organici pro capite ogni anno. Ancora troppo poco tanto più che ci sono grandi differenze tra il nord (127 kg), il centro ( 114 kg) e il sud (appena 83 kg per abitante l’anno). Segno che cittadini, Comuni e le municipalizzate della raccolta dei rifiuti, soprattutto al meridione, devono fare un ulteriore grosso sforzo.
Per quanto riguarda invece gli scarti agricoli, l’Italia è un Paese all’avanguardia. Con una potenza elettrica installata di circa 1.200 Megawatt (MW), pari ad una produzione di 2,4 miliardi di metri cubi di biometano l’anno, è uno dei principali produttori di biogas in agricoltura, quarta al mondo dopo Germania, Cina e Stati Uniti. Secondo il Consorzio italiano biogas (Cib), In Italia sono operativi più di 1.500 impianti di biogas (di questi 1.200 in ambito agricolo). Nel prossimo decennio l’obiettivo è arrivare a produrre 8,5 miliardi di metri cubi di biometano, pari a circa il 12-13% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale.
Tanto più che ora la produzione di biometano è fortemente incentivata dallo stato che vede nell’economia circolare una formidabile risorsa per diventare sempre più indipendenti dalle energie fossili, ridurre l’inquinamento e contribuire a far diventare l’economia italiana sempre più green. Ci sono sgravi fiscali e redditi garantiti ai produttori e tutte le principali società energetiche del Paese, anche e soprattutto quelle quotate, sono fortemente attratte dal Bio metano.
Sarebbero anche disposte ad acquistarlo a un prezzo più alto perché è provato a livello di marketing che chi vende energia pulita non solo è più accattivante dal punto di vista commerciale nei confronti del consumatore rispetto a chi vende energia da fonti fossili, ma soprattutto ne ha un beneficio in termini di Brand Reputation proponendosi come un’azienda che ha cuore il futuro del pianeta e dei nostri figli. Dal biometano in pratica arrivano vantaggi per tutta la filiera, per il produttore, per il distributore e per il consumatore finale.
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